Tentare di non amarti – Amabile Giusti

Io guardo The Walking Dead.
Lo guardo perchè il Pilot mi aveva folgorata.
Poi la serie è svaccata, ma non è di questo che vi voglio parlare. Parlo di TWD solo perchè qualche mese fa, mentre chiacchieravo con un amico e gli vomitavo addosso tutte quelle assurdità che ormai ci propinano in ogni puntata lui mi ha fatta riflettere sul fatto che se durante un episodio passo il tempo a smadonnare perchè trovo assurdo che durante un’apocalisse zombie le protagoniste abbiano le sopracciglia sempre perfettamente a posto, i capelli pettinatissimi, i vestiti non sgualciti e non abbiano problemi a gestire il mestruo; significa che ormai la storia non riesce più a prenderti e a farti sorvolare tutti gli anacronismi che contiene.

Ecco, appunto.
Lo stesso vale per i libri.
Se durante la lettura mi ritrovo ad alzare continuamente gli occhi al cielo, sbuffare, arzigogolare pensieri sull’assurdità e improbabilità di certe situazioni, vuol dire che il libro è scritto proprio di merda e non riesce ad appassionarmi al punto di sorvolare su tutto e perderti integralmente nella storia. E quello che cerco in modo ossessivo è proprio quel dimenticare dove sei, con chi e perchè, presa esclusivamente dalla fotta di leggere, leggere, leggere, fino ad arrivare al tanto agognato finale per poi pentirmi di aver divorato le pagine ed essere assalita dal triste e disperato lutto da fine libro.

E dopo mesi e mesi, finalmente, ho trovato un libro che mi ha tenuta incollata alle pagine, ora dopo ora, pappa alla tapioca dopo pappa alla crema di riso, pannolino dopo pannolino, dalla mattina a notte inoltrata, perchè dovevo sapere come sarebbe andata a finire [ho iniziato alle 10.30 e concluso alle 23.45].

Tentare di non amarti amabile giusti

La Trama: Penelope ha ventidue anni ed è una ragazza romantica e coraggiosa con una ciocca di capelli rosa e le unghie decorate con disegni bizzarri. Orfana, vive con la nonna malata nella misera periferia di una città americana, e ha rinunciato al college per starle vicina. Di notte prepara cocktail in un locale e di giorno lavora in biblioteca. Aspetta l’amore da sempre, quello con la A maiuscola. Un giorno Marcus, il nuovo vicino, entra nella vita di Penny come un ciclone. È tutt’altro che l’eroe sognato: ha venticinque anni, è rude, coperto di tatuaggi, ha gli occhi grigio ghiaccio e un piglio minaccioso. È in libertà vigilata e fa il buttafuori in un club. Tra i due nasce subito ostilità e sospetto ma, conoscendosi meglio, scopriranno di avere entrambi un passato doloroso e violento, ricordi da cancellare e segreti da nascondere.

Ed ora la parola alla giurata – cercherò di non spoilerare ma qualcosa mi scapperà di sicuro.

Capiamoci.
Non è il mio genere. Post-adolescenti. Sad Story. Nuovo millennio. Lieto fine.
Però a scrivere è Amabile Giusti. Non una qualsiasi. Non una di quelle che sono tutte cicci bucci – sole cuore amore, ma una che ha scritto un libro che mi è entrato dentro ed ha scavato fino alle ossa, ed altri libri che ho letto, apprezzato e consigliato. Quindi sapevo che non mi sarei trovata invischiata in una storia piena di americanate con la classicissima ragazza acqua e sapone che aspira alla santità ed al classico bello da copertina tutto muscoli, cazzo grosso e interiorità zero. E così è stato.

Penelope è una ragazza per certi versi ingenua e inesperta che detesta mostrarsi debole e che vive con la nonna in un posto di merda che non ha nemmeno la luce sulle scale. E’ la classica ragazza normale che la prima volta che viene cagata dal figo di turno ne è talmente lusingata da fidarsi immediatamente salvo poi scoprire che il figaccione è uno stalker del cazzo che non le dà tregua. Quando torna a casa dal lavoro si caga sotto dalla paura di trovarselo di fronte e si aggira terrorizzata per i cunicoli del palazzo fino a che, una sera, non scopre di essere seguita da un tizio con una torcia, che si rivelerà essere il suo nuovo vicino di casa; un figo da paura, grande, grosso, con un membro di notevoli dimensioni (al momento non lo sappiamo ma lo scopriremo presto) che sa ovviamente usare come dio comanda, ex galeotto e rude come un guerriero scozzese d’altri tempi. In pratica: l’uomo che ogni donna sogna, sia per farsi ripassare come ogni donna dovrebbe essere ripassata almeno una volta nella vita, sia per vederlo capitolare in preda all’amore più puro ed adolescenziale.

Si incontrano così, per caso, una sera qualsiasi, e da qui parte una storia d’amore tenera e passionale, fatta di incomprensioni, rivelazioni, silenzi e tanto altro che non voglio spoilerare perchè toglierei il gusto della lettura.
Non aspettatevi però quel romanticismo stucchevole e noioso che alberga nella maggior parte dei libri che si aggirano tra i 2,99 e i 5,99 €. E nemmeno un dominatore che nel giro di due pagine la fa sua a furia di orgasmi multipli provocati da frustate e fustigate (grazie a dio perchè ne ho proprio piene le palle).

Una delle cose che ho apprezzato di più è la calma con cui la storia d’amore si dipana. Non accade tutto in un paio di sguardi ma, nonostante non passino decine di mesi, c’è un’evoluzione del rapporto che è realistica nonostante di realistico e plausibile nella storia ci sia ben poco. Se analizzassi il plot con il cinismo che mi contraddistingue e che mi domina quando trovo un libro scritto di merda che vomita banalità a destra e a sinistra, potrei affermare senza paura di essere smentita, che poco di quello che accade nel libro è compatibile con la realtà. Alcune situazioni sono oggettivamente al limite del plausibile, ed altre assolutamente eccessive, ma la verità è che mentre leggevo di tutto ciò non me ne fregava una beneamata.
L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era leggere subito il prossimo capitolo per capire come si sarebbe evoluta la storia. Ho macinato voracemente ciascuna pagina, gustandomi ogni gesto, sguardo, silenzio in spasmodica attesa.
E cazzarola se Amabile è capace di creare questa fotta di sapere cosa succederà dopo….

Così, mordendomi le mani ogni volta che mi trovavo costretta ad interrompere la lettura, sono arrivata alla fine, che per quanto mi riguarda è troppo rapida. Che poi, detto da me che detesto il perdersi in finali lunghi con profusione di “mi ami? ma quanto mi ami?” sembra pure un controsenso…. ma non avrei voluto che finisse, egoisticamente avrei preferito leggere altre cento pagine di Penny e Marcus, dei loro dialoghi, dei loro silenzi.

Quindi è tutto oro quello che luccica?

No.
Alcune cose non mi sono piaciute.
I capitoli relativi a Marcus mi sono sembrati eccessivamente sbrigativi. Capisco la necessità di sottolineare con lo stile di scrittura la personalità di Marcus, tuttavia penso che una maggior introspezione, meno frettolosa e più riflessiva avrebbe giovato al romanzo e avrebbe potuto sviscerare meglio la sfaccettata personalità del nostro eroe, o quantomeno mostrare il cambiamento interiore avvenuto da quando incontra Penny la prima volta a quando si frequentano assiduamente.
Alla fine tutto scorre così velocemente da lasciare un po’ l’amaro in bocca.
Avrei preferito un maggior approfondimento sia sulla vita di Penny che di Marcus perchè se è vero che l’amore è amore e può superare barriere ed anni di lontananza, è anche vero che gli anni e la lontananza cambiano le persone. La Miss Marple che alberga in me avrebbe voluto una finestra aperta sui cambiamenti che il tempo ha inflitto ai piccioncini.

Detto questo, mi sento di consigliare vivamente questo romanzo. Avrei fatto alcune cose in modo diverso ma quanto appena scritto non va ad intaccare l’ottima impressione che questo libro mi ha lasciato (al punto che ho già messo la versione cartacea nel carrello di Amazon per il prossimo ordine). E’ sempre più raro trovare libri scritti bene, che scorrono come freschi torrenti altoatesini e lasciano addosso una spensieratezza ed una soddisfazione che fanno dimenticare la massa di alberi massacrati per pubblicare 50 sfumature in edizione economica e non.

E non pensate che io prenda una mazzetta dalla Giusti per parlar bene dei suoi libri perchè non è certo colpa mia se è capace di scrivere, e poi onestamente a “L’Orgoglio dei Richmond” ho dato 5, perchè sul romance storico ho le mie incrollabili fisime che nemmeno la scrittura di Amabile è riuscita a infrangere.

Bene care amiche/cari amici, ora vi abbandono.
Sgattaiolo a farmi una camomillona e a leggere “Peccato Originale: L’Innocenza” della Reisz che purtroppo oggi alle 17.30 circa ha cominciato a svaccare alla grande. Peccato perchè la prima metà del libro mi aveva davvero coinvolta. Le do altre 20/30 pagine poi se va avanti così la defenestro senza sensi di colpa.

Fuck The Police !!!!

Poschina

P.s. Ogni qualvolta mi ritrovavo a leggere la parola Marcus il mio cuore tornava a lui: Marcus Fenix…dio quanto mi manca giocare a Gears of War. Marcus, ti amerò per sempre.

Odyssea 2 – Oltre le catene dell’orgoglio – Amabile Giusti

Vi avverto subito. Sono Odyssea addicted. Letto il primo, ho fatto i salti mortali per trovare il secondo, per poi fiondarmi a leggerlo come se non ci fosse un domani. Soddisfatta?

Odyssea2La Trama: “Sopravvissuta allo scontro all’ultimo sangue con il suo nemico mortale, Odyssea si è ormai ambientata nella cittadina nascosta oltre il Bosco di Confine. Dopo anni di peregrinazioni ha finalmente una casa e una famiglia.
Alle prese con le regole della Scuola Superiore di Magia Applicata, si immergerà nella vita che non ha mai avuto, facendo l’esperienza dell’amicizia, del confronto coi compagni, con gli insegnanti. Ma qualcuno trama nuovamente nell’ombra. Qualcuno che si nasconde tra le persone dall’apparenza innocua che la circondano e che non esita a eliminare ogni possibile impedimento alla realizzazione di un macabro obiettivo finale: uccidere lei.
Perseguitata da un’oscura presenza, Odyssea dovrà misurarsi ancora con il Male, imparando a proprie spese cosa vuol dire crescere. E mentre la vita andrà avanti, con i misteri e le sorprese di un mondo stregato che le permette di aggrapparsi all’illusione di essere una ragazza normale – tra castelli e balli di corte, draghi e unicorni, incantesimi e filtri magici, spettri ed elfi, gite scolastiche ed esami– capirà che non può sottrarsi al suo destino di vittima predestinata. Come non può sottrarsi all’amore. Jacko O’Donnell, bello e scontroso da fare male, come un fiume in piena che ormai le scorre nelle vene, travolgerà gli argini della sua innocenza e del suo cuore, rischiando quasi di perderla, pur di non sciogliere le catene dell’orgoglio che gli impediscono di ammettere che è lei che vuole.
Fino ad arrivare al feroce epilogo dal quale sarà difficile uscire vivi.”

Ed ora la parola alla giurata

Orgoglio: Stima eccessiva di sé; esagerato sentimento della propria dignità, dei proprî meriti, della propria posizione o condizione sociale, per cui ci si considera superiori agli altri: fierosmisuratovano… etc…etc…etc…

Il titolo non è certo scelto a caso. Jacko gronda orgoglio da ogni poro. Ed è dietro a questo orgoglio che si trincera per tutto il libro, convinto di fare la cosa giusta, sicuro che Odyssea non possa provare per lui sentimenti profondi, fastidiosamente certo che lei non sappia assolutamente di cosa abbia realmente bisogno.

A sua difesa devo ammettere che un po’ mi trovo d’accordo con lui. Non è poi così insensata la sua paura di legare Odyssea a sé. E’ una ragazza senza alcuna esperienza, profondamente innamorata e pronta a sacrificare qualsiasi cosa per lui. Il timore di renderla prigioniera di un sentimento così forte, lo frena dal dichiararsi apertamente. E’ convinto davvero che a lei passerà presto, o forse, semplicemente, preferisce far finta che sia così perchè in modo piuttosto contorto, gli facilita le cose. Ha dei segreti, una parte di lui che pensa potrebbe distruggere Odyssea, e non si sente ancora pronto per affrontare le conseguenze della rivelazione. Jacko la veglia come se fosse la cosa più preziosa del mondo e la respinge per non distruggere la sua purezza. Desidera che si faccia una vita senza di lui, poi ritratta tutto e le chiede di aspettarlo, di crescere, ma non troppo.

Odyssea lo osserva, si strugge, morirebbe piuttosto di dirgli quello che prova, subisce la tortura di vederlo passare di fiore in fiore, senza rendersi conto di quanto l’interesse che Jacko prova per lei sia evidente. Lindia, Letizia, Grace, Breta, Sigfrido, Jordy; persino Jacko le confessa “Se non capisci ciò che a me sembra così evidente, al punto da avere l’impressione che il mondo intero lo intuisca semplicemente guardandomi, non può che esserci una spiegazione…” e nonostante questo Odyssea non capisce. Nonostante lui sia, per essere una persona disinteressata,  irragionevolmente geloso, nonostante lui ci sia sempre, la protegga sempre, la osservi sempre con un occhio di riguardo, nonostante la maltratti come se gli fosse difficile averla vicina, Odyssea si ostina a vedere solo la superficie, senza mai cercare di arrivare al fondo. 

Avvicinandosi alla conclusione del libro, Jacko smetterà di mentire a se stesso e le dichiarerà senza vergogna quello che prova. Nonostante ciò decide di andarsene ed Odyssea, dimostrandosi di una maturità inaspettata, lo asseconda nonostante perderlo significhi per lei un’immane sofferenza.

Odyssea a questo punto rivela a Jacko che senza lui presente, Squartavene non la tormenterà più, facendogli intuire di essere a conoscenza di qualcosa sul loro futuro, e sugli eventi che hanno caratterizzato il loro passato (le famiglie di Odyssea e Jacko sono state perseguitate da Squartavene nel tentativo di impedire la nascita dei nostri eroi) ed infatti noi sappiamo che è così. Sappiamo che cosa Squartavene teme, e sappiamo anche che di questo passo le probabilità che accada si moltiplicano in modo esponenziale.

Su questo sfondo di amore contrastato, poetico, brutale e tenero, si svolge la storia.

Qualcuno trama per uccidere Odyssea, la ferisce, la spaventa, la segue nel buio. Qualcuno però che non ha i poteri. Qualcuno che si serve di persone ignare per ferirla.

Intorno a lei una corona di personaggi perfetti, ciascuno con la sua personalità, ciascuno utile alla storia. Lindia, con il suo acume in contrasto con la superficialità che la caratterizza; Rana, inaspettata confidente di Odyssea e timida cervellona. Hannah, pronta ad accettare senza remore qualsiasi cosa le venga detta. Jordy, innamorato insistente e in perenne adorazione del padre. Breta, dolce e comprensiva, spettatrice delle decisioni spesso insensate del fratello. Grace, che vede sua figlia crescere, soffrire, amare e si preoccupa perchè invece di disperarsi considerato che qualcuno cerca di ucciderla, Odyssea pensa sempre e solo a Jacko.

Alla fine di tutto, Odyssea resta sola con la consapevolezza di essere amata da Jacko, ma con il timore di non rivederlo più. Spera che un giorno Squartavene si ripresenti alla sua porta per cercare di ucciderla, significherà soltanto che Jacko è tornato. Ed è tutto ciò che davvero importa.

Come in ogni storia che Amabile ci racconta, nulla è scritto a caso. Ogni particolare apparentemente insignificante, ha una sua importanza che verrà poi chiarita a tempo debito. Ormai non posso fare a meno di Odyssea e della sua storia. Attendo con una certa ansia il terzo volume della serie, quello che ci viene anticipato online mi ha fatto venire l’acquolina in bocca….

Particolari che non riesco  togliermi dalla testa.

La casa disabitata con il petalo viola – Odyssea e Lindia sono nel cunicolo segreto e per riuscire ad uscire, Odyssea desidera tornare a casa e il cunicolo la conduce in una casa disabitata, vicino al mare, nella quale si trova un petalo viola, talmente fresco che sembra si sia appena staccato dal fiore. Qualche giorno dopo, a lezione, punta da un insetto dei desideri, Odyssea visualizza quella stessa casa. Non penso che sia casuale. Uno dei desideri di Odyssea è quella casa (il petalo deve essere necessariamente un particolare importante) e quella casa il suo inconscio la considera “casa sua” anche se in realtà lei non ne conosceva l’esistenza.

Il terzo potere – Odyssea ha il terzo potere. Quello che permette di governare il tempo. Non riesco a togliermi dalla testa che anche questa scoperta possa essere collegata alla casa con il petalo viola.

Il legame con Jacko – Ogni qualvolta Odyssea si trova in pericolo, Jacko è nei paraggi. Ok, la tiene d’occhio. Ma se ci fosse qualcosa di più? Se ci fosse una specie di legame che va oltre?

In poche parole

If you love somebody, set them free.

Poschina

Odyssea 1 – Oltre il varco incantato – Amabile Giusti

Spero vivamente che Amabile non decida di tenersi per sé i restanti capitoli della saga “Odyssea”, altrimenti sarei costretta a prendere un aereo per estorcerglieli con la forza.
Dopo “Cuore Nero” non potevo non acquistare (nonostante il mio scetticismo nei confronti delle saghe fantasy) Odyssea – Oltre il varco incantato, così l’ho scaricato, l’ho lasciato in sospeso perchè non so, non mi convinceva, ero ancora impegnata a riflettere su Max e Giulia. Poi, qualche giorno fa, ho cominciato a leggere. E non ho più smesso.

Odyssea 1 La Trama: Se potesse, Odyssea, sedici anni e nessuna bellezza, chiederebbe molte cose a sua madre. Ad esempio perché da anni sono costrette a vivere come fuggiasche, senza una meta, una casa stabile e, soprattutto, senza un padre. Finché in una tiepida notte d’estate, attraversando un varco incantato nascosto nel bosco, sua madre la riporta a Wizzieville, dove è nata, e lei scopre di appartenere a una cerchia di persone speciali, dotate di rari poteri. Incredula, Odyssea si immergerà in un mondo intriso di magia, dove ogni esperienza – per lei che è sempre vissuta lontano da tutto e da tutti – ha il sapore della prima volta, ma si accorgerà presto, suo malgrado, che dietro la facciata idilliaca e fatata di Wizzieville brulica il Male. Un nemico sanguinario – lo stesso che ha ucciso suo padre dodici anni prima – perseguita la sua famiglia da generazioni ed è tornato sotto mentite spoglie per attuare il suo crudele disegno. Mentre la paura di non essere in grado di gestire i propri poteri arriverà a farle rimpiangere la vita fuori di lì – senza amicizie, né legami né radici – e a temere per l’incolumità di chi ama, terribili, inconfessabili incubi la assaliranno come artigli di un doloroso passato.

Ed ora la parola alla giurata

Non è facile recensire questo libro perchè, anche cercando in ogni modo di evitarlo, si finisce a spoilerare qualcosa. Succedono molte cose in questo primo libro, alcune delle quali fondamentali per capire determinati avvenimenti e comportamenti futuri. Cose che non vi dirò per non togliervi quell’espressione da pirla che ho fatto io quando sono arrivata alla rivelazione più importante e che mi ha fatto fare un sorrisetto mezzo idiota da tardoadolescente scema. Io non nego mai un sorrisetto tardoadolescente da scema quando uno scrittore prima ti fa credere una cosa, poi ti fa capire che è oltre. Che tu ti eri fermata all’ovvio quando di ovvio non c’è nulla.

Ma andiamo con ordine, tendo a divagare.

Primo: trattasi di una saga ambientata in un mondo di maghi e streghe, e se questo basta a farvi gridare al plagio di Harry Potter, allora leggete qualcosa d’altro altrimenti vi perderete il gusto della lettura cercando similitudini dove non ci sono ed esasperandole quando ne troverete.
Parlando di similitudini non nego che ce ne siano, tuttavia si tratta di particolari che non vanno ad intaccare una storia originale e profondamente diversa per temi e contenuti rispetto a quella del mago di Hogwarts. Facciamo i pignoli?
Facciamolo.
Analogie più evidenti: profezia – bambino che sconfigge il mago cattivo

Se la Rowling ci svela la profezia dopo 5 libri, la Giusti ce la spiattella al primo. E lo fa col botto. Ti guarda, ammicca e dice “Credevi di aver capito tutto? Beh, ti sbagli”. In effetti mi sbagliavo (e qui ci piazzate il sorrisetto tardoadolescente da scema). Per quanto riguarda la storia del bimbo che sconfigge il cattivo invece non ho nulla da aggiungere. Ma siccome rispetto a quello che accade dopo ha davvero poca attinenza, l’ho archiviato tra le cose di poco conto e sono passata oltre.

Dove Harry Potter è solare, gioioso e infantile, Odyssea è buio, cupo, adolescenziale.
E con adolescenziale intendo l’adolescenza vera. Non quella alla Dawson, un cinquantenne intrappolato nel corpo di un sedicenne, ma nemmeno quella patinata di certa filmografia americana, popolata da ragazzine sicure di se e fighissime, piccole donne perfettamente padrone di loro stesse. Parlo di quel periodo buio (almeno in parte per me lo è stato) nel quale sei oppresso da un corpo in cambiamento, un cervello iperattivo, ed un mondo che stenti a riconoscere. Parlo del primo amore, delle prime esperienze, del primo bacio e di tutte quelle prime volte che ti spiazzano e ti eccitano contemporaneamente.

Non so voi, ma io ricordo la mia adolescenza come un periodo bipolare. Un minuto prima ero in camera ad ascoltare “Always” di Bon Jovi sognando ad occhi aperti, il minuto dopo gridavo contro mia madre che non mi capiva, che il mondo faceva schifo e che non avrei superato l’anno scolastico.

Odyssea è un po’ così, un po’ bipolare anche lei.
A sua discolpa la vediamo scoprire che è una strega, che suo padre è stato ucciso e che qualcuno vuole farle la pelle, ha passato 12 anni a nascondersi, non ha mai frequentato nessuno e le prime vere esperienze di amicizia e di amore le fa a Wizzieville.
Questo per dire che se non capisce quello che è chiaro per tutti Lindia compresa (la quale le fa un discorso così limpido e chiaro che ti chiedi come mai lei non si sia accorta di nulla) non è solo colpa sua. Non è tonta ma semplicemente inesperta, giovane, terribilmente insicura.
Si descrive insignificante e brutta ma dalle reazioni che suscita negli altri capiamo che è acerba. Una ninfetta, una Lolita inconsapevole e per questo ancora più attraente. Non ha mai frequentato nessuno, non ha mai avuto un ragazzo, quello che sa lo ha appreso dalla Tv.

Non aveva mai baciato nessuno! Nei film i baci parevano così semplici e travolgenti, baci di eroine e principesse, baci memorabili, appassionati e golosi, mentre adesso, dal vivo, ogni movimento le sembrava complicatissimo.

Ed ecco perchè io adoro Amabile, perchè descrive l’adolescenza per quello che è. La spoglia di tutte gli strati di make-up che di solito le vengono spalmati in faccia e ci presenta le cose come stanno. Il primo bacio di Odyssea non è quell’esperienza perfetta e scenografica che si era immaginata. E’ reale, imbarazzante e bellissimo. Pur essendo tra le braccia di un ragazzo che “sente dentro come nessun altro” non ci viene descritta come l’esperienza più bella della vita, ma semplicemente come un passaggio importante, che diventa doloroso quando il ragazzo di turno la schernisce, sottolineando che è imbranata e che ha molta strada da fare per diventare papabile, facendola sentire ancora più piccola e stupida.

Odyssea è generosa, forte e caparbia. Ma è un’adolescente in piena regola e persiste nello sbagliare, nel negare quello che prova, nel nascondersi. Tutta la sua inesperienza viene evidenziata dal rapporto che instaura con Jacko. Un ragazzo schivo, estremamente affascinante (alto, moro, capelli lunghi e scuri, occhi di fuoco, cicatrice sul volto… e dio solo sa quanto io amo le cicatrici; Derek Craven docet), di qualche anno più grande di lei, dotato di sommi poteri (non tutti però), scontroso e tenero in egual misura. Protettivo fino all’inverosimile e scostante fino alla nausea. Perennemente combattuto tra l’essere amichevole e rabbioso. Totalmente imprevedibile. Ogni incontro tra Odyssea e Jacko è in fin dei conti uno scontro. Ne escono regolarmente a pezzi, ma non possono farne a meno. Entrambi soli, si completano e si compensano, ma lui ha un oscuro passato e lei è troppo giovane. Quando lui si apre con lei, viene regolarmente frainteso e tutte le volte che lei si apre con lui, si scontra con un muro invalicabile.

Intorno a loro, una corona di personaggi differenti e ben caratterizzati. Tra tutti spicca Lindia, bellissima e un po’ frivola, innamorata di Jacko con il quale ha una mezza storia. Più sagace di quanto possa sembrare all’inizio, è tanto solare quanto Odyssea ombrosa. E’ un’adolescente standard, di quelle che non hanno mai provato davvero il dolore e che vivono la vita sfiorando la superficie dei sentimenti, senza mai immergersi. Ha un fratello che adora i dolci e che è costretto dalla madre a seguirla costantemente.

Ci sono altri personaggi femminili che vengono appena accennati e che al momento hanno poca importanza.

Antagonista di Jacko per diversi motivi che non spiego per non spoilerare, è Jordy Angel. Bellissimo, dolce, paziente fino all’inverosimile. Innamorato di Odyssea la sottopone ad una corte spietata che lei non sa gestire. E’ il classico bravo ragazzo che i genitori non vedono l’ora di appiopparti ma che nonostante tutto non ti fa battere il cuore, nè rende le gambe di gelatina tutte le volte che è nei paraggi. Sinceramente non ho ben capito se si rivelerà un gran bastardo o semplicemente un belloccio innocuo ed incapace di usare le palle.

Gli adulti sono poco presenti e fanno da contorno esattamente come nella vita di un adolescente medio, se ha un minimo di personalità quello che dicono gli adulti non conta, o è stupido o cmq. meglio fare di testa propria. L’unica pecca che ho riscontrato è che nessuno (a parte Jacko nel suo modo contorto) cerchi di aiutare Odyssea a capire e domare i Poteri. Ma anche questa è un’inezia rispetto a tutto il resto.

E con tutto il resto intendo il mondo interiore di Odyssea che ci viene descritto magistralmente; un mondo difficile, triste, cupo e per certi versi spaventoso, umorale, inquietante e contemporaneamente bello da togliere il fiato, emozionante, passionale e felice.

Se ogni tanto me la sono presa con questa ragazzina e con alcuni suoi atteggiamenti inspiegabili è perchè ormai ho la veneranda età di 33 anni e tendo a dimenticarmi di quando a sedici anni perdevo tempo a discutere pesantemente con un tizio terribilmente figo che mi piaceva da morire, tutte le volte che ci incontravamo finivamo a litigare, poi tornavo a casa e mi struggevo… Qualche anno dopo ci siamo incontrati per caso e parla di qui, parla di là, sono arrivata a confessare che a 16 anni ero totalmente, fottutamente persa per lui, solo per scoprire che io gli piacevo moltissimo ma gli sembravo inavvicinabile, troppo seria e “una con cui fare sul serio” e che quindi si sentiva “intimidito”. Giusto per dire le pirlate che si fanno in adolescenza…..

Ora, solo per farvi venire una fotta di leggerlo pazzesca, un paio di estratti….

Jacko si voltò e le indirizzò un sorriso indefinito, nel quale si mescolavano in egual misura tracce di ironia e l’inizio di qualcosa di malinconico.

Così, mentre dormiva, la fronte levigata dal riposo, aveva qualcosa di innocente, qualcosa che il mondo avrebbe potuto sbriciolare, qualcosa che aveva bisogno di protezione.

Se leggessi bene dentro di te ti accorgeresti che neanche i tuoi sentimenti sono veri. Hai solo sedici anni, sarebbe assolutamente folle se questo fosse l’amore.

Ho scritto molto, ma so benissimo di non essere riuscita minimamente ad esprimere quello che ho provato leggendo questo libro, ho dovuto trattenermi per non dire troppo, per non svelare quello che è giusto scoprire da soli.
Mi piace pensare che il cognome di Odyssea non sia un caso, mi piace credere che un libro che contiene quintali di orgoglio e tonnellate di pregiudizi non abbia per un fortuito caso una Bennet come protagonista.

In due parole

Se avessi il sommo potere del tempo per conoscere gli sviluppi di questa storia lo utilizzerei immediatamente

Poschina

Non c’è niente che fa male così – Amabile Giusti

Forse la cosa che fa più male, dopo aver letto questo libro, è sapere che l’editore al momento non ha alcuna intenzione di ristamparlo. E’ sapere che girando per librerie si trovano centinaia di libri vuoti, inconsistenti, irritanti mentre questo piccolo gioiello è praticamente introvabile.
Questo fa male. Molto male.

L’ho cercato come un mastino assetato di sangue e alla fine l’ho trovato in un portale online di libri usati. L’ho atteso con un carico di aspettative potente ed ora che l’ho finito, posso dire con orgoglio che le ha soddisfatte tutte.

downloadTrama: Caterina ha sei anni quando una tragedia sconvolge la sua vita, spazzando via la sua innocenza e peggiorando il difficile rapporto con la madre e quello impacciato con il padre. Undici anni dopo Marco, avvocato trentaseienne, un Peter Pan fallito, un marito mediocre e un pessimo padre alla continua ricerca di qualsiasi emozione in grado di allentare la noia della sua vita perfettamente organizzata, in una libreria incontra Caterina apparentemente per caso e cede volentieri all’attrazione che prova per lei. Ma qualcosa sfugge di mano a entrambi, perché gli uomini non sono cose e i sentimenti sono ingovernabili per natura… In un susseguirsi di colpi di scena, i segreti e le verità verranno a galla a poco a poco, gettando un’impietosa luce sui retroscena famigliari, sui pettegolezzi dei vicini e su tutto il mondo degli adulti, ora spettatori inconsapevoli, ora cinici burattinai. Il ritratto di un’adolescenza malinconica e crudele, che non conosce mezze misure, capace di odiare e amare al medesimo tempo, con la stessa intensità.

Ed ora la parola alla giurata

Vi confesso che ho leggermente modificato la trama, ma soltanto perchè svelava quello che è il motore dell’intera vicenda e non volevo assolutamente che qualcuno si rovinasse il gusto di intuire prima e vedere confermato poi, quello che la scrittrice ci insinua in modo costante e leggero, permettendoci di riflettere sui dettagli, su quei piccoli sassolini bianchi che raccogliamo piano piano mentre la storia va avanti e che alla fine ci portano a capire, finalmente, cosa o chi c’è al centro del labirinto.

“Non c’è niente che fa male così” è un labirinto di dolore, immagini, ricordi, emozioni. C’è un  narratore esterno che ci accompagna nell’interiorità dei personaggi, scava dentro di loro, nelle viscere più profonde solo per farci capire bene, per evitare che il lettore si fermi alla prima impressione, per farci vedere con chiarezza il marcio più nascosto. Oppure per permetterci di ricrederci ed ammirare la capacità di sopravvivere al dolore con una forza e una volontà disarmanti.

Non si salva nessuno.
O quasi.

Tutti vivono con un costante e castrante senso di colpa. Una colpa, sempre che ci sia, che viene svelata lentamente con una scrittura capace di indagare nelle pieghe di vite comuni, semplici, umane di personaggi veri e realistici. Una colpa che non è colpa reale, ma idea astratta, un’idea così radicata che erode lentamente ogni speranza di felicità.

La mamma di Caterina è una donna insopportabile prima ancora che la tragedia la distrugga definitivamente. Predilige spiccatamente Loretta (la figlia maggiore), senza però accorgersi che oltre all’immagine che si è costruita della figlia, c’è una persona reale, normale, imperfetta. Prova insofferenza per Caterina, la figlia piccola, senza accorgersi di quanto sia acuta e intelligente, perspicace osservatrice della vita della sorella. E’ Caterina l’unica a rendersi conto che Loretta non è più lei, che un’ombra offusca i suoi occhi. Donna fredda, distante, asettica. Incapace di relazionarsi con la figlia, tiene sotto scacco il dolore sommergendolo con pulizie maniacali e con la costante e distruttiva ipercritica nei confronti di Caterina.

Il padre  è un uomo mite, apparentemente disinteressato, preoccupato solo che a Caterina non succeda nulla, che stia bene, che sia viva. Se questa manifestazione di menefreghismo nei confronti di quello che fa la figlia può sembrare deplorevole in realtà nasconde un sentimento nobile. A lui non interessa se la figlia si veste male o bene, se è più o meno brava a scuola, quello che veramente conta è che Caterina sia viva. E in questa verità c’è tutta la disperazione che ha provato, tutta la tristezza che lo ha atterrito. Per lui tutto si può superare, tutto tranne la morte. E nel momento in cui Caterina avrà davvero bisogno, sarà lui a tenderle la mano per aiutarla. Solo lui.

Marco è un codardo divorato dal perenne senso di colpa per non essere in grado, fondamentalmente, di prendere in mano la sua squallida vita e buttarla nel cesso e per non essere mai stato in grado di prendere una decisione senza appoggiarsi a qualcun altro. Fa un lavoro che non gli piace, ha una moglie per la quale non prova nulla, una figlia che non voleva e con la quale non è riuscito a creare uno straccio di rapporto. Una figlia che lo guarda e lo inquadra meglio di tutti gli adulti che lo circondano. Traditore incallito, belloccio e apparentemente incapace di provare qualcosa che vada oltre l’interesse per la sopravvivenza del suo status di uomo/marito/avvocato inutile, imparerà ad amare grazie alla persona più improbabile.

Augusto è il marcio che alberga in ognuno di noi. Prendete tutte le peggiori caratteristiche che una persona può avere e fondetele in un unico essere. Viscido, arrivista, crudele bastardo. Vende la dignità a Giada sperando di ottenere attenzioni e affetto. Fondamentalmente vittima dell’attrazione per una donna che non lo considererà mai più di un’utile informatore, si lascia manipolare da lei come l’ultimo degli sfigati.

Filo è un adolescente normale. Vede in Caterina quello che nemmeno lei riesce a scorgere in se stessa e le si avvicina come se fosse un gatto randagio da amare. E’ tenero e dolce, perspicace e goffo. Una ventata di freschezza in un ambiente dominato da adulti assenti, disperati, crudeli e profondamente tristi.

La vicina di casa è una donna sola, inacidita pettegola, esempio della peggiore provincia italiana, ossessionata dalle apparenze e convinta di agire in difesa della morale. In realtà una donna bigotta e cattiva, capace solo di ferire ciecamente, per il gusto di sentirsi importante.

E poi c’è Giada, moglie di Marco. L’unico personaggio per il quale non ho provato alcuna empatia. Una donna insopportabile, certamente disperata, ossessionata da un’idea di felicità/perfezione che deve essere difesa a tutti i costi, arrivando persino ad usare la figlia per arrivare al marito. Consapevole di tutte le scappatelle di Marco, le ha sopportate senza cercare di capire mai davvero il perchè di quei continui tradimenti. Pur di tenersi la finzione di felicità che si è costruita, non esita a mentire, manipolare, plasmare, ricattare. E’ l’emblema della donna fallita. Bella, ricca, assetata di un amore che non c’è mai stato, incapace di accettare un rifiuto. Assistiamo al momento più meschino della sua vita, quando deliberatamente cerca di distruggere l’unica cosa pura nella vita di suo marito.

E infine lei, la protagonista del libro. Caterina. Un’adolescente inconsapevolmente bella, profondamente intelligente e divorata da un dolore sordo e insanabile. Soffocata dalle critiche di una madre incapace di essere tale, ignorata dal padre, spettatrice della disgrazia che ha distrutto la sua famiglia, ossessionata da un senso di colpa opprimente, generato in parte dall’incomprensibile tendenza tutta italo/cattolica di demonizzare la sessualità (ha un corpo voluttuoso che ancora non riesce ad accettare) e in parte dalla scelta che fatto e che la sta portando esattamente dove non aveva intenzione di andare. Per sua stessa ammissione non è mai stata bambina, quindi forse nemmeno ragazzina e tanto meno adolescente. Allora possiamo dire che è una piccola donna, coraggiosissima, spaventata e terribilmente sola. Ho amato Caterina perchè è onesta nonostante tutto. Anche di fronte alla menzogna più schifosa che le viene rifilata da Giada, incastrata in una situazione che avrebbe distrutto un’adulta navigata, incalzata dalle domande tendenziose di una donna tradita, risponde “Lo amo” con un’innocenza capace di ferire più di una coltellata.

In questa storia, escluse Giada in negativo e Caterina in positivo (e non è certamente un caso questa contrapposizione) sono tutti vittime e carnefici. I loro comportamenti vili e spesso deplorevoli sono analizzati, spiegati, compresi. Leggere è come scoperchiare un vaso di Pandora, guardare la realtà che ti circonda togliendo il filtro che vivacizza i colori e smussa gli angoli. Un filtro che una volta eliminato trasforma la Venere di Botticelli in una donna ritratta da Shiele.

Nelle ultime venti pagine, la verità viene coralmente svelata.
Niente di ciò che succede, succede invano.

Se l’intero libro è imperdibile, il finale è qualcosa di meraviglioso.

Un VAFFANCULO al dolore, alla tristezza, alla delusione, all’ignavia, alla paura. Un vaffanculo urlato a squarciagola ad un mondo ottuso, freddo e calcolatore. Un vaffanculo a tutti quelli che ci hanno provato, che hanno cercato invano di fermare Caterina, di imbrigliarla, di tarparle le ali.
Non c’è bisogno di prolungare una storia che ha detto tutto.

Il finale è rapido, coinciso, sospeso.

Ma bisognerebbe essere davvero ottusi o poco attenti se non si capisse che le ultime venti/trenta righe sono come il primo respiro fuori dall’acqua dopo una lunga ed estenuante nuotata in apnea.

In poche parole

Chi ha detto che non si deve forzare il destino?

Poschina

Curiosità

Mentre leggevo ho trovato delle curiose analogie con il mio libro; la passione di Marco, un quadro speciale, una ragazza molto più matura della sua età, e altre piccole cose…. confesso che queste assonanze mi hanno fatto amare il libro un pochino di più.

Cuore Nero – Amabile Giusti

Qualche giorno fa, zappingando sul kindle store, mi balla l’occhio su un libro: “trent’anni e li dimostro” e così, in modo assolutamente compulsivo, lo compro, lo leggo e mi appassiono a questa giovane scrittrice italiana che riesce a parlare di amore senza far venire il latte alle ginocchia e senza far grondare miele dalle pagine.
Così decido di approfondire un po’ la conoscenza di questa donna e scopro che ha scritto altri libri, un paio dei quali appartenenti a quel mondo che definirò in modo arbitrario e semplicistico fantasy e che io di solito evito come la peste. Primo perchè solitamente sono saghe inteminabili e secondo perchè  altrettanto solitamente svaccano al secondo libro.

Per la cronaca ho letto 9 libri della saga di Sookie Stackhouse e se i primi 4/5 erano davvero carini e finalmente approfondivano anche l’interiorità dei personaggi, gli altri si sono spinti decisamente oltre persino per me che credo fermamente nell’esistenza dei succhiasangue da quando a 14 anni ho letto Salem’s Lot. 

Nonostante una parte di me urlasse “NON FARLO” ho acquistato Cuore Nero e cazzo, mi è piaciuto. E molto.

cuore nero CONTIENE SPOILER

La Trama: A diciassette anni ci si può imbattere nel vero amore? È ciò che si chiede Giulia quando quel sentimento irrompe nella sua vita. Prima di allora era una ragazza indipendente, segnata dal burrascoso divorzio dei genitori, con una visione tutt’altro che romantica dei rapporti sentimentali.Finché non si prende una cotta tremenda per Max, un compagno di scuola, e la sua razionalità inizia a vacillare. Lei, di solito brillante e decisa, si sente stupida e confusa. Eppure lui è fin troppo pieno di sé, non il suo tipo, anche se è terribilmente attraente, e Giulia fa di tutto per reprimere le proprie emozioni e dimenticare la loro breve, insignificante storia.Una sera, mentre porta a passeggio il cane, incontra Victor, un ragazzo dall’accento francese che, sbucato dal nulla, le dice di essersi trasferito a Palmi da poco con la madre e la sorella. Biondi e pallidissimi, i tre sembrano avvolti da un mistero: escono solo di notte e abitano nella Villa dell’Agave, una vecchia casa dalla fama sinistra.Da quel momento, inaspettatamente, Max ricomincia a corteggiarla, e non solo: fa di tutto per metterla in guardia da Victor, come se sapesse qualcosa sul suo conto che non può rivelarle. Come mai i due si conoscono? Perché si detestano? Cosa nascondono entrambi? Trascinata da una passione irrefrenabile, Giulia piomberà in un mondo che credeva relegato alla leggenda e alla fantasia, un mondo abitato da esseri misteriosi assetati di sangue, che attraversano i secoli lottando per sopravvivere. E scoprirà che amare un vampiro è una dannazione, un desiderio proibito, ma sceglierà di correre il rischio a qualunque costo. Anche se sa di essere una preda. Perché se vivere con lui è difficile, vivere senza di lui è impossibile.

Ed ora la parola alla giurata

Prima le cose che mi hanno infastidita, così ci togliamo il sassolino dalla scarpa e poi passiamo alle cose serie…..
Uno: le insostenibili similitudini con Twilight. Alcune scene sono identiche. Ad onor del vero Amabile scrive 100 volte meglio della Meyer e quindi alla fine il risultato è ottimo e spesso poetico.
Due: I vampiri con l’anima. Ma questo potrebbe essere un problema mio e il perchè ve lo spiego proprio qui sotto.

Scopro Buffy in tarda adolescenza e mi innamoro ferocemente al punto che non posso farne a meno e a livelli tali che ancora oggi mi riguardo la serie, di tanto in tanto, per apprezzarne le mille letture che si possono dare. Per chi abbia vissuto nella melma negli ultimi 20 anni Buffy è il telefilm adolescenziale per eccellenza. Buffy è stato il metaforone con la M maiuscola. Buffy è la pietra miliare del genere. Punto e basta. Se non siete d’accordo o non l’avete mai visto o non l’avete capito. In breve Buffy è una teenager che di lavoro fa la cacciatrice di vampiri. Va al liceo, ha degli amici, è innamorata di Angel, vampiro punito anni addietro da una tribù di gitani che, con la restituzione dell’anima, lo ha condannato, di fatto, a provare un eterno terrfiicante rimorso per quello che aveva fatto durante i suoi 100 e qualcosa anni di vampirismo. Non starò a raccontare tutto ma per capirci vi dico che ci sono scene madri rimaste indelebilmente impresse nella mente di noi adolescenti dell’epoca:

– il primo bacio durante il quale Angel si trasforma
– il tormento con cui Angel cerca di combattere i sentimenti per Buffy e il fondamentale attimo nel quale uccide Darla, la sua Sire, per salvare Buffy
– Angel che a causa di un unico istante di felicità perde l’anima, ritornando la bestia che era
– Buffy che è costretta ad uccidere Angel, pochi secondi dopo che gli è stata riconsegnata l’anima, per salvare il mondo, perdendo se stessa
– Buffy che permette ad Angel di bere il suo sangue per salvarlo
– Angel che le comunica che alla fine della guerra post diploma la abbandonerà per sempre, e lo straziante silenzioso saluto che si scambiano tra le macerie della scuola
– Buffy ed Angel che assaporano, per un solo giorno, i piaceri di una vita da mortali, prima che lui, per salvare il mondo, si riconsegni al mondo della notte (ancora mi vengono le lacrime agli occhi se ripenso al momento in cui Buffy piangendo abbracciata ad Angel continua a ripetere “non dimenticherò, non dimenticherò….” e invece, ovviamente, quando scocca l’ora prevista, si dimentica di tutto, per andare avanti con la sua vita. In inglese è poeticamente bellissimo “I Will Remember You” che è anche il titolo dell’episodio)

Ecco. questo è quello che troverete in Cuore Nero. Solo che i protagonisti si chiamano Giulia e Max.

C’è qualche variazione ovviamente, ma i passi salienti ci sono tutti. Badate bene che non sto affatto accusando Amabile di plagio, tutt’altro. Solo che le tappe salienti di questo amore sono identiche, tuttavia la cosa non risulta affatto fastidiosa e sono certa che il 99% degli adolescenti di oggi non hanno mai visto Buffy e il 99% degli adulti lo hanno visto senza analizzarne ogni sfumatura come invece ho fatto io. Credo che questo libro sia davvero bello. Merita una lettura, forse due. Perchè se lo descrivessimo solo come l’ennesima variazione sul tema “vampiro buono” sarebbe riduttivo e irrispettoso nei confronti di una scrittrice che è riuscita a descrivere perfettamente quelli che sono i tormenti del primo, distruttivo, vero amore.

Quella sensazione di sbandamento, di perdere la strada, di totalità che ti da solo il primo amore. Quando davvero pensi che il sentimento, che peraltro fatichi a riconoscere, basti a tutto il resto. Sia sufficiente ad abbattere barriere e a vivere. Gli amori che seguono, pur essendo altrettanto travolgenti, mancano di quella sicumera che ti permette di volare alto con la fantasia. Gli altri amori sono infettati dallo spettro della fine, della strage dietro l’angolo, che gli toglie quell’aroma di cioccolata calda e zucchero a velo che permea invece il primo, unico, indimenticabile amore.

Giulia, Max, Laura, Victor e ogni altro personaggio che veniamo a conoscere, sono caratterizzati benissimo. Quando a Giulia si spezza il cuore, si spezza anche il nostro. Quando Giulia vola alto, noi lo facciamo con lei. certo, noi il primo amore lo abbiamo passato da un pezzo, ma ce lo ricordiamo molto, troppo bene, e quindi non facciamo fatica ad immedesimarci. Max è combattuto, giovane ed adulto contemporaneamente, stordito dai cambiamenti che sta vivendo tanto quanto lo è Giulia, con la differenza che essendo un maschio, lui non ne parla. Lui tace e sparisce. E lei soffre e aspetta, gli parla, lo ama incondizionatamente, non esiste altro che lui. Lui fugge, sa che è tutto un errore, ma torna e ama.

In questo libro i ragazzi parlano, ragionano e si comportano come adolescenti normali. Fanno quello che fanno gli adolescenti, ragionano come adolescenti, sbroccano come adolescenti. Finalmente. Non sopportavo più diciottenni terribilmente adulti dentro, trentenni imprigionati in corpi giovani. Palle al cazzo invece di assolutisti fissati con paranoie che a noi adulti risultano inutili. In adolescenza ci sono solo il bianco e il nero. Amore/Odio. Felicità/Tristezza. Gioa/Disperazione.

La domanda è: ok l’amore…ma può durare? Ed è qui che io mi alzo in piedi, faccio tic tic con il dito sul microfono e prendo la parola per dire:

Grazie.
Grazie Amabile per aver dato al libro una conclusione degna di nota, coerente, logica, devastante e bellissima.

Il coraggio di non accontentarsi del lieto fine che il 98% dei lettori avrebbe voluto denota un’affezione ai personaggi e al proprio lavoro che sono degni di nota. In fondo, se uno ci riflette bene, questo è un vero lieto fine. Max, nonostante tutto, nonostante non abbia più dentro di sé la pietra, ama talmente tanto Giulia che la “libera” dal suo ricordo, permettendole di vivere. E Giulia, mentre torna a casa, sente un inspiegabile pizzico di malinconia. E’ il ricordo di quello che è stato, che evidentemente alberga ancora in lei, perchè lo sappiamo tutti che il vero amore supera ogni confine.

Ok, io ho una passione sfrenata per il non lieto fine, anzi a dirla tutta per il finale sospeso. Anzi, ad essere proprio sinceri ho una fissazione per il finale onesto. E questo libro ha un gran finale sospeso ed onesto.
Amabile ha un altro enorme pregio.
Mi ha fatto venire voglia di leggere un seguito, perchè so che lei non manderebbe tutto in vacca, non snaturerebbe i suoi personaggi. E so che farebbe un altro libro degno di essere letto.

Ovviamente io mi sono già fatta il mio seguito, bellissimo, coerente, emozionante. Beh, non resisto mai alla tentazione di fantasticare…. non posso proprio farne a meno.

In poche parole

Il coraggio di un finale onesto, dopo un’intensa e dolce storia d’amore.

Poschina

p.s.: esattamente come Buffy, anche questo libro ha una seconda, più profonda lettura, ma ho evitato di assillarvi ulteriormente con le mie seghe mentali.