C’è una domanda che non mi lascia tregua negli ultimi due giorni: “Perchè non ho mai scritto nulla su Occhi Verdi?”, ma poi ne siamo sicuri? Ho cercato e non ho trovato niente di interessante, se non una voce nel listone di Ottobre (credo) 2014 nel quale davo un 7,5 senza particolari entusiasmi.
Va bene che ero nel periodo buio della mia vita, ma possibile che non mi avesse colpita più di tanto? Ricordavo di essermi infastidita per lo stile tipico di Nostra Signora del Misunderstanding fatto di millemila incomprensioni che sarebbero risolvibili in un minuto ma che si trascinano per 3/400 pagine portando la sottoscritta all’ulcera perforata, ma a parte questo piccolo dettaglio, per il resto ci sono due o tre scene che da sole valgono un intero libro, forse due, 8 di quelli pubblicati recentemente.
Ma partiamo dalla cover. Ho scelto quella che più rispecchia il libro perchè in rete ne ho trovata una “AGGHIAGGIANDE” – come direbbe Conte – con due vecchiardi che si abbracciano sensualmente. Ho ancora i brividi…..
La Trama: Elizabeth Cameron, contessa di Havenhurst, è una giovane di irresistibile bellezza e squisita gentilezza, ma dietro i suoi innocenti occhi verdi si cela un’impetuosa audacia. Nell’abbraccio di Ian Thornton, uomo di rara avvenenza, Elizabeth prova per la prima volta un turbamento sconosciuto che le infiamma i sensi. Ma Ian ha un passato misterioso ed è socialmente emarginato, e la reputazione di Elizabeth risulta irrimediabilmente rovinata. Dai salotti di Londra alle selvagge Highlands scozzesi, in un alternarsi di passione, sospetti e spiazzanti imprevisti, i due amanti sfideranno ogni insidia per coronare un amore tanto tumultuoso quanto unico.
Ed ora la parola alla giurata – Spoiler e recensione atipica
Trama a parte, qui siamo di fronte ad un romanzo che ha una trentina d’anni, quindi….care le mie estimatrici del pompino con ingoio al secondo incontro, qui cascate male. Molto male. Qui, non si scopa.
Lo dico subito così chi sta cercando qualcosa di molto piccante può comprare uno dei 12mila romanzi contemporanei che trattano il tema della segretaria cogliona innamorata del suo capo 35enne multimiliardario che se la sbatte in lungo e in largo (sono le caratteristiche del suo cazzo) per tutto il libro che, peraltro, a parte qualche sega mentale dei protagonisti, non offre nulla più di qualche wet dream.
Detto questo…torniamo a noi.
Non mi interessa tanto raccontarvi cosa succede ma più che altro l’attenzione e l’approccio che si aveva, nei bei vecchi tempi andati, alla storia. E qui c’è materiale da vendere.
A partire da Elizabeth, quella che ha gli occhi verdi. Ma non verdino, verdognolo o verdastro. Proprio verdi. Verdi come le foglie bagnate, verdi come un prato dell’Alto Adige, proprio verdi. Ed è anche, chiaramente, una figa pazzesca. Ma questo in realtà conta meno di quel che sembra perchè di lei viene sviscerato tutto.
Giovane, bella, arguta, intelligente e terribilmente inesperta. Quest’ultima caratteristica sarà la molla che muove l’intera storia perchè lui, il nostro Ian (sospirone con relativa leggera schiusa dell’orchidea) è l’esatto opposto. Uomo di rara beltade, moro con occhi color ambra, fisicatissimo, intelligentissimo ma al momento senza titolo, è anche un libertino di prima categoria, passa il suo tempo seducendo belle donzelle ed evitando la buona società. Ma…..
E qui, secondo me, siamo in piena scena BBBBBOOOOOOMMMMBBBAAAAAAAAAAAA
L’incontro tra i due, nato dal tentativo di mettere in ridicolo Elizabeth da parte di alcune amiche piuttosto stronze, finisce per essere una delle scene meglio costruite del romance. Vengono infatti messi in risalto, in modo nient’affatto didascalico, tutti quegli elementi che fanno capire ad Ian che Elizabeth non è la classica damina che cerca un po’ di divertimento, ma che di fronte a se, ha una ragazza inconsapevole di quello che sta succedendo, dell’attrazione, del magnetismo, di quella magia rara che si crea solo con poche persone. E vi assicuro che il cambiamento da parte di Ian, all’inizio blandamente scocciato, poi divertito ed infine conquistato, è descritto benissimo. Lo stesso lavoro è fatto su Elisabeth, sul suo nervosismo, l’insicurezza, l’inesperienza che le impedisce di rendersi conto che, volendo, Ian potrebbe convincerla a fare di tutto, perchè lui, essendo scafato, ha già capito che l’attrazione che provano è inarrestabile e può condurre solo ad una destinazione: SESSO.
Ma vi giuro e vi spergiuro che è una scena di una bellezza rara.
Gli sguardi… nessuno sa descrivere gli sguardi come Mamma Judith, non ho ancora trovato una scrittrice romance capace di descrivere il minimo cambiamento emotivo come fa lei. Dà alla gestualità la giusta importanza, sfregarsi le mani, scostare una ciocca di capelli e SBAM, avverti la tensione, l’incertezza. Mezzo sorriso di Ian e sei persa, ti stai già slacciando i jeans…. un bacio ed un sospiro e non ne esci più, peggio dell’oppio.
Avercene di scrittrici così.
E vogliamo parlare del “Balla con me” sussurrato nel buio della notte con quella voce da squirting immediato?
No, non ne parlo….ve la lascio leggere.
E il capanno? Come dimenticare il capanno. Vado o non vado? Ok, vado…tanto Ian se ne sarà già andato. E invece lui è lì, ad aspettarla. E come volete che finisca?
NO!
No…niente sesso sfrenato con tanto di orgasmi multipli, siamo all’inizio degli anni 90 ed è tutto strusciamenti, capezzoli turgidi, peni che non si vedono e manco si nominano, ma si sentono (eccome), baci appassionati, slinguazzate e abbracci infiniti….occhi velati dal desiderio, respiri affannosi.
Ma che ne sanno i millennials….
E’ così che si accresce nel lettore l’aspettativa, la voglia di andare avanti, quella bramosia di leggere ancora, ancora e ancora per vedere dove si va a parare.
Scrittrici, leggete e prendete appunti.
Lettrici, leggete e cercate di capire perchè un libro vi sembra funzionare e un altro no.
Analizzate, pensate, vivete la storia. Non accontentatevi.
Poi succede il primo di una serie di BM. Che per quanto mi riguarda sono la nota dolente di libro e scrittrice ma ne parleremo poi.
Vorrei puntare l’attenzione su un’altra scena.
Esterno notte, Scozia, due anni dopo.
Elizabeth confessa ad Ian che gli ha sempre scaricato addosso tutta la colpa di quello che è successo e che ha generato lo scandalo che l’ha resa una reietta, ma che si è resa conto che in realtà è stata anche colpa sua perchè si è comportata in modo poco assennato.
E questo ci dimostra, ma soprattutto dimostra ad Ian, che la piccola non è cambiata per niente, è sempre ingenua riguardo ai meccanismi di seduzione.
Allora Ian le spiega che forse non si è resa conto che quello che è successo due anni prima era frutto dell’esperta manipolazione di un libertino. Che lei non ha colpe, che semplicemente si desideravano come pazzi, e che tutto quel turbamento che Liz sentiva ma non riconosceva era per lui cristallino. Desiderio, bramosia, smania. Così, per soddisfare questo desiderio, ha usato tutte le tecniche di seduzione fino a quel momento conosciute in occidente e l’ha portata esattamente dove entrambi desideravano che fosse.
E dove voleva essere la nostra donzella?
Brave, tra le possenti braccia di un pezzo di figo stratosferico che ti slingua e scapezzola come dio comanda, ti rispetta abbastanza da non “approfittarsi di te” e che per dimostrarle che il suo posto è esattamente lì, tra le sue braccia strappate all’agricoltura, le dà un’altra lezione a base di petting spinto e baci strappamutande.
Tutto ciò per dire che non è che le cose accadono a cazzo di cane in questo libro, ma tutto è collegato, tutto ha un senso, tutto ha un preciso significato. Ed è così che vanno scritti i libri.
Se sei mesi prima è successa una cosa non è che puoi dimenticartene a piacimento, se la protagonista è, come in questo caso, un letale mix di inconsapevole sensualità e timidezza, non mi può diventare uno zoccolone nel giro di due righe!!!
E poi cristo santo le scene hot.
E faccio notare che non si parla di scopate cosmiche appesi al soffitto ma di scene talmente ben costruite che esprimono tutto quello che i protagonisti stanno provando. La passione, la tenerezza, la smania, l’eccitazione, la tentazione…. tutto senza descrizioni dettagliate degli organi genitali di entrambi, senza spade sguainate o esplorazioni da manuale di ginecologia.
Intanto passa il tempo e il rapporto tra i due cambia, si modifica, cresce, si intesisce, si ammorbidisce, poi di nuovo crisi, incomprensioni, sentimenti repressi (ve l’ho detto che NSdMU ha qualche problema e finisce sempre per mettere troppa carne al fuoco), vendette, parole non dette, parole dette troppo in fretta….e via dicendo per quelle millemila pagine che sono anch’esse una caratteristica della scrittrice.
Ma veniamo alle note dolenti.
Perchè va bene che Ian è a tutti gli effetti un personaggio maschile con i controcoglioni che ti fa venir voglia di fare cose ancora oggi illegali nella maggior parte degli USA, va bene che a me Elizabeth è sempre piaciuta, va benissimo che tutti i comprimari siano sufficientemente sviluppati e che mi ripresenti anche un Jordan (Qualcosa di Meraviglioso – Judith McNaught) ormai ammansito dal matrimonio ma cmq. da sburro, ma porcaccia la misera basta con colpi di scena ed incomprensioni.
E’ un continuo.
Già tende ad allungare il brodo, tutta la prima parte del libro, che siamo d’accordo serva a farci capire perchè c’è tutto questo astio tra i protagonisti, poteva essere non dico mutilata, ma spuntata un pochino perchè è davvero troppo lunga.
Poi se ci metti che ogni due per tre scatta l’incomprensione cosmica, che tutti nascondono un segreto che sicuramente farà incazzare l’altro e che entrambi i protagonisti sono orgogliosi e testardi come muli allora vuoi farmi del male.
Dillo Juidith, ammettilo….lo fai apposta.
Soprattutto dai 3/4 in poi si fatica a mantenere la calma.
Basta, non è possibile che non ne vada bene una, e cazzarola parlatevi. Sedetevi ad un tavolo e sputtanatevi a vicenda…poi vi riappacificate con una bella scena di sesso e mi rendete la donna più soddisfatta del mondo.
Siamo onesti fino in fondo; a conti fatti, quest’insopportabile tendenza della McNaught a rendere tutto forzatamente complicato, è poca cosa rispetto alla bellezza dei suoi libri. I difetti che ho trovato in “Occhi Verdi” sono gli stessi che ho riscontrato negli altri libri della serie, ma in tutti alla fine è prevalsa l’ammirazione per la capacità di costruire storie complesse e credibili, ben strutturate e con personaggi a tutto tondo che restano impressi nella memoria e che meritano sicuramente di essere annoverati tra i migliori fictional character della letteratura romance storica.
Ci sono due cose che mi fanno capire che il libro che sto leggendo, per quanto mi riguarda, funziona.
Primo: la visualizzazione mentale di personaggi e luoghi. Se un libro è scritto bene, i personaggi li vedi, li senti, sono tridimensionali…senti i profumi dei luoghi, le musiche, il tintinnare dei bicchieri nelle affollate sale da ballo.
Secondo: la tristezza quando il libro sta per finire…anzi…quando arrivi a metà e sai che stai inevitabilmente dirigendoti verso una fine che non vuoi leggere, e ti assale quella malinconia pazzesca che non riesci in alcun modo a contrastare.
Occhi Verdi è sicuramente un libro che merita di essere letto e riletto.
E Judith McNaught, giusto per mettere le cose in prospettiva, ha venduto qualcosa come 30 milioni di copie.
Chapeau.
Poschina
Tagline “Mezzo sorriso di Ian e sei persa, ti stai già slacciando i jeans…. un bacio ed un sospiro e non ne esci più, peggio dell’oppio”.
Serie Sequels
- Once and Always (1987) – Sarà per Sempre
- Something Wonderful (1988) – Qualcosa di Meraviglioso
- Almost Heaven (1990) – Occhi Verdi (Come al solito una traduzione letterale)