Ventimila Leghe sotto i Mari – Jules Verne

Per farvi capire quanto la mia nomea di sbrodolatrice mi preceda, metà dei miei amici quando ho postato la foto della copertina su Instagram, aveva letto “Seghe” al posto di Leghe. Comunque……

Ed ora la parola alla giurata

20Mila leghe sotto i mari è il secondo libro di una trilogia.
Non ho letto il primo (I figli del Capitano Grant) e nemmeno il terzo (L’Isola Misteriosa) indi per cui scriverò questa recensione basandomi solo ed esclusivamente di quanto ho letto con i miei occhi, alcune considerazioni più tecniche le farò alla fine, coadiuvata da quanto scoperto in rete.

La storia la conosciamo tutti: un naturalista francese decide di unirsi ad una spedizione oceanica alla ricerca di un enorme narvalo che ha attaccato alcune navi. Fine.

Premessa fondamentale.
Il libro è stato scritto nella seconda metà del 1800, quindi prima che esistessero i documentari in 4k, ergo bisogna tenere presente che è destinato ad un pubblico di lettori che non aveva mai visto e nemmeno immaginato cosa ci fosse effettivamente sotto la superficie dell’acqua. Da qui l’esigenza di soffermarsi su intense descrizioni di pesci, paesaggi e dissertazioni scientifiche. Siamo anche nell’epoca nella quale l’uomo sciente dominava la natura selvaggia, si cominciano a vedere i frutti della ricerca scientifica, si esplora, si gira il mondo e tanto di quello che si vede e si sente è nuovo, meraviglioso/spaventoso, interessante. Quindi non rompete il cazzo con voti da 1 stellina perché ci sono lunghe descrizioni degli abissi e di come funzionano i vari macchinari.

La prima nota positiva che mi balza immediatamente agli occhi è che è un libro fatto da uomini, per uomini, che parla di uomini che fanno cose da uomini, ma non “uomini” inteso come esseri umani in generale, ma proprio maschi, XY sì, insomma…… col pene.

E dopo mesi, anzi anni, di femminismo scadente, di svirilizzazione generalizzata, di quote rosa, di battaglie per abbassare l’IVA sugli assorbenti e free bleeding, mi trovo immersa in un racconto nel quale le donne (le femmine XX) non esistono.
Fuori dai coglioni (da leggere scandendo bene le parole).
Era ora.
Qui, di “questioni femminili” non frega un cazzo a nessuno.

E’, dalla prima pagina all’ultima, un’estenuante lotta a chi ce l’ha più lungo che poi è esattamente quello di cui tutti noi sentiamo l’esigenza, è precisamente come un libro scritto da uomini, per uomini (col pene), dovrebbe essere. Testosterone che gronda ovunque, coraggio, rabbia, virilità, maschia sensibilità.
E buona pace per Fedez che cavalca l’onda del politically correct e del gender free mettendosi delle ridicole scarpe che alla mia epoca, fortunatamente priva di scrupoli, avremmo definito senza mezzi termini “da travone”.

Ma la domanda fondamentale, quella che in realtà tutte voi state aspettando è una sola.
Alla fine della fiera, Nemo, è scopabile o no?

Ebbene sì.
Il nostro narratore ce lo descrive come un bell’uomo dai tratti mediterranei*, affascinante, silenzioso, MASCHIO, ombroso, sociopatico (in pratica l’uomo che ogni donna anela nel suo animo più profondo). L’unica cosa che mi ha impedito di innamorarmi profondamente ed eternamente di lui è la sua passione/ossessione per il mare. Io, sul Nautilus, avrei retto sì e no due secondi prima di svomitazzare a destra e a sinistra, trasformandomi in un essere pallido, sudaticcio, irascibile, inavvicinabile e decisamente poco sexy, costringendolo a sfogare le sue doti amatorie con un mozzo. Capite che tra noi non ci sarebbe proprio storia.

Ma se fingiamo per un attimo che io sia una creatura amante del rollio delle navi, allora sì che mi sarei fatta fare cose strane a 1000 mt di profondità, perché Nemo è, a tutti gli effetti, un Maschio Alpha con tutte le lettere maiuscole e sarebbe un meraviglioso eroe Romance come non se ne vedono più.

Egli è infatti tormentato, bellissimo (questo lo dico io), cazzutissimo, con una sad story da manuale che però non ci verrà mai e poi mai svelata, accrescendo in noi la voglia di sapere di più, di capire, di scavare, di tappare i buchi (come le dico io, nessuno mai), di riempire i suoi vuoti… Lui non teme nulla, non si fa abbattere da nulla, difende gli oppressi ed anzi è egli stesso un oppresso, come ci ripete più volte durante la narrazione. Odia gli uomini, si è isolato dalla società dei suoi simili che ormai disprezza (e non aveva ancora visto la gestione della pandemia di Covid-19), ha accumulato ricchezze in ogni dove e soprattutto, sopra ogni altra considerazione, lui ha sete di vendetta.

Ah, la dolce vendetta.
Quanti ricordi….vi dice qualcosa il nome Edmond Dantes?
E giù sbrodolate.

Ovviamente sulla fantomatica lotta per chi ce l’ha più lungo, basterebbe la descrizione del Nautilus per far vincere a mani basse il nostro buon Nemo, perché il sommergibile è enorme, lungo, strutturato ed ultramoderno e garantisce prestazioni degne di nota. E se questo non è un metaforone della personalità del suo capitano, io sono Santa Maria Goretti.
Metafore e spottoni pseudosessuali a parte, Nemo ha uno scopo che è appunto la vendetta e per perpetrarla non si fa alcuno scrupolo. Distrugge, depreda, ammazza. Perché a lui, del politically correct non interessa nulla. Lui ha uno scopo e raggiungerlo è in effetti l’unica cosa che conta. Se poi questo significa abbattere tutte le navi dell’Impero Britannico pazienza, il problema non è suo.

Non si deve pensare però che Nemo sia un uomo insensibile e freddo perché non è così. Si commuove e soffre per le minoranze, per gli sfruttati, per i poveri e i dominati. Egli è una specie di angelo vendicatore di quei popoli che vivono sotto il dominio brutale di imperialisti e colonizzatori. Piange addirittura e lo fa, grazie a dio, senza dare lunghe e noiose spiegazioni. Si commuove come è giusto che sia, senza eccessive smancerie…. In breve ce lo faremmo lo stesso, anche leggermente piagnucolante.

Egli è un filosofo, uno scienziato, un ingegnere, un pioniere, ma soprattutto un ribelle.
Nel senso più puro del termine.

E’ sicuramente un bell’esempio di uomo da dare ai nostri figli.
Cioè immaginatevi di dover dare a vostro figlio 15enne un esempio maschile da seguire ed avete a disposizione solo due alternative:

– Fedez: Un personaggio dello spettacolo che, essendo estremamente scadente in quello che dovrebbe dargli il pane da mettere in tavola, decide di fare cose come mettersi lo smalto e dire che è una cosa figa.
– Il Capitano Nemo: Percorre i mari depredando e ammazzando per difendere i suoi principi, liberare gli oppressi e vendicarsi contro il Sistema.

Ecco appunto, scelta estremamente semplice.

Chiaramente non è un libro per tutti, nel senso che se siete abituati a leggere roba moderna senza mai, nemmeno per sbaglio, una descrizione, qui vi sparate un colpo dopo 5 pagine. Abbondano le minuziosissime catalogazioni dei pesci che si vedono, dei coralli, delle alghe e via dicendo. Per non parlare dei calcoli matematici che ad un certo punto diventano perno dell’intera vicenda.
Ma vi assicuro che tutto ciò è giusto che ci sia, non stona, non opprime. E’ parte del tempo in cui il libro è stato scritto.

Non vi dirò come finisce, la maggior parte di voi lo sa già e chi lo vuole leggere ha il diritto di godersi le ultime pagine di questo bellissimo libro. Diciamo che ha un finale sospeso, che poi come tutti voi sapete, è proprio il tipo di finale che preferisco.

C’è un’enorme grandezza in questo libro ed è quella di non dire, di non raccontare, di non sviscerare.
Lasciare che il lettore resti con il dubbio di cosa abbia portato Nemo a decisioni così radicali, intuire ma non sapere, immaginare senza vedere. Dio…..quale maestria. Ormai in disuso l’espediente del “non dire” è, in alcune circostanze, la chiave per affascinare e tenere gente come me per giorni interi a fantasticare su cosa fosse effettivamente successo. Alla fine, ma proprio alla fine, solo un piccolo particolare viene svelato; particolare che peraltro si era già intuito da quanto detto dal Capitano nel resto del libro, ma anche quella rivelazione, o dovremmo dire conferma, non rivela proprio tutto. Ed è quel “tutto” che noi non sapremo mai a riempirci di gioia.

In Poche parole:

Alla fine della fiera, resta una sola certezza, ossia che ad avercelo più lungo (e anche per distacco) era, il va sans dire, proprio il Capitano Nemo.

Postille varie

1 – *Nella prima versione del libro, Nemo avrebbe dovuto essere caucasico ma per motivi politici l’editore obbligò Verne a farlo diventare Indiano, nonostante nel libro le sue descrizioni fisiche siano vagamente incompatibili con la presunta nazionalità. Corsi e ricorsi storici direbbe qualcuno.

2 – Per farvi capire quanto è maschio questo libro vi faccio presente che l’unica donna che si vede è dipinta in un quadro e che suddetto quadro si scorge appena.

3 – Libro non adatto ai vegetariani, qui gli animali si ammazzano e si mangiano con gusto. Amen.

4 – Il libro è molto profondo e permette differenti livelli di lettura, da quello puramente ludico per bambini/ragazzini a quello filosofico per noi vecchiacci. Godeteveli entrambi.

5 – Questo libro è pieno di Bromance

Poschina