Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien

Ho ventidue anni appena compiuti. Sono ormai perfettamente conscia che la vita è una grandissima bastarda che ama togliere più che dare. Ho smesso di credere in un Dio che non ho mai veramente compreso, ho mollato la filosofia wicca perchè non riuscivo a superare la prova “Abbraccia un albero” e sono in piena gastrite, come sempre quando lo stress mi sovrasta. Frequento l’Accademia di Belle Arti, sono affascinata dal tizio che il venerdì mattina condivide con me e altri quaranta sfigati l’aula di Storia del Costume per lo Spettacolo, il quale porta sempre dei maglioni spettacolari ma che non si sentirà mai attratto da me. Tra un paio di mesi comincerò a frequentare Il Busnaghi, tra quattro anni entrerò per la prima volta nel mio attuale ufficio, tra nove anni terrò tra le mani il foglio che cambierà completamente la mia vita, tra dodici aprirò un blog per scrivere di libri. In questo momento però ho solo la nausea, i crampi allo stomaco e tanto freddo.
Mi alzo dal letto alle 3 di notte maledendo la gastrite e sento un richiamo provenire dalla libreria.
E’ lui.
E’ giunta l’ora.

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La Trama: Un mondo sul ciglio dell’abisso, un pugno di eroi capaci di opporsi al male. Una pietra miliare della letteratura di tutti i tempi.  Il Signore degli Anelli, leggenda e fiaba, tragedia e poema cavalleresco, romanzo d’eccezione al di fuori del tempo, semplice e sublime.

Ed ora la parola alla giurata

Dovete sapere che per anni… ANNI !!! sono stata socia Euroclub e venivo costretta con la forza ad acquistare un botto di libri. Mia sorella, che ha una fracca di difetti ma anche qualche rarissimo pregio, ha deciso che dovessimo avere in casa una copia de “Il Signore degli Anelli”. Ovviamente edizione unica rilegata da 1400 pagine in un volume dal peso specifico di 4 kg. Fatto sta che il mappazzone ha sostato nella libreria di casa nostra per qualche anno senza che venisse mai, nemmeno per sbaglio, aperto. Forse voi pensate che la tipica frase di mia sorella “Non ho tempo per leggere, con i bambini ho troppo da fare” abbia un fondo di verità. No. Cambia il complemento ma non la sostanza. Prima non leggeva nell’ordine per: Studio – Lavoro – Altri impegni intellettuali – Stanchezza e via dicendo. Ora scarica la colpa su quei poveri bimbi innocenti. Tutta questa introduzione inutile solo per dire che io in casa manco lo volevo.
Lui è rimasto tranquillo per anni interi prima di decidere che fosse tempo di essere letto, ha atteso in silenzio fino a quando il suo flebile richiamo ha attirato l’attenzione del personaggio più improbabile: Io; colei che solo a sentir parlare di elfi storceva il naso e bestemmiava in silenzio.

Lo prendo, lo apro, mi svacco sul divano con copertina, mi massaggio lo stomachino dolorante e comincio a leggere scoprendo, un paio d’ore dopo, di non riuscire a fermarmi, anzi… di non volermi fermare per nessun motivo. Nulla è più importante della Terra di Mezzo.

Luglio 2014: No.
Non ho riletto il libro.
Lo farei ma ora proprio non posso, ho circa 45 libri scaricati e non ancora letti, l’invasione delle cavallette, si è rotta la macchina, piove, ho troppo lavoro… i bambini….
Ok, la verità è che io non ho alcuna intenzione di smaronarvi con la recensione di un libro inrecensibile (ma esiste?) ma non posso certo ignorarlo perchè è una tappa fondamentale della mia crescita letteraria / interiore / umana.
Quindi ho deciso che vi parlerò liberamente di quello che è stato per me questo libro, di quali sono le scene che mi hanno maggiormente affascinata e di come sia passata dal non volerlo leggere al rileggerlo ogni due anni.

“Il Signore degli Anelli” è un libro di ampio respiro.
Che non so bene cosa voglia dire, ma mi sembra il modo migliore per descriverlo.
Leggere le avventure dell’Anello significa prima di tutto immergersi in un altro mondo, completamente diverso dal nostro eppure terribilmente uguale.
Significa scoprire la magnificenza di uno scrittore capace come pochi,  di farmi vivere un’avventura che mai avrei immaginato di voler vivere.
Sfogliare le pagine è come respirare per la prima volta aria fresca dopo anni di putridume.
No.
Non è un banale fantasy.
L’impressione che si ha leggendolo è quella di addentrarsi nella Storia Antica, come se fossero stati trovati nuovi testi, antecedenti a quelli già conosciuti, e ci mostrassero finalmente cosa ci ha portati ad essere i dominatori assoluti del globo.

Prima di noi, umani dalla vita breve e ormai privi di doti particolari, Aragorn e la sua stirpe hanno sancito l’inizio dell’era degli uomini; divenendo spettatori dello struggente abbandono, da parte degli Elfi, della Terra di Mezzo.
E che dire degli Ent, i Pastori di Alberi. Personaggi irreali quanto meravigliosi, commoventi nel loro disperato tentativo di difendere la natura dal Male, dall’egoismo e dalla brutalità di coloro a cui interessa solo il potere. Un popolo una volta numeroso, destinato a spegnersi lentamente perchè le Entesse se ne sono andate, sono emigrate in terre lontane a coltivare le piccole piante che ora danno sostentamento agli uomini. Sempre gli Ent sono i protagonisti di una delle scene più emozionanti e spettacolari dell’intero libro: la marcia degli Ent. L’intera foresta di Fangorn che si risveglia ed entra in guerra contro Saruman, massacrando e distruggendo qualsiasi servo del Male incontri sulla sua strada.

Aragorn; Ramingo, Guerriero, Erede di Gondor ed infine Re degli uomini. Il primo eroe morale di cui mi sono follemente innamorata. La sua vita è stata solo una preparazione a questo momento, quando tutto sembra perduto e serve la consapevolezza delle proprie radici per poter tener fede ad antiche promesse ed affermarsi quale unico erede al trono del regno degli uomini. Sarà lui a sfidare apertamente Sauron, a guardare nel Palantir e incontrare il grande occhio, senza tuttavia subirne il fascino o esserne sopraffatto. Sarà lui a spronare il popolo di Rohan prima dell’epica battaglia del Fosso di Helm. Sarà sempre lui a curare i feriti della battaglia dei Campi di Pelennor e a guidare l’ultima spedizione della Compagnia di fronte al cancello nero di Mordor.

Gandalf e Saruman. Il Grigio e il Bianco. L’incorruttibile e il Corrotto. Il Giusto e il Servo del Male. Stregoni  votati a due ideologie opposte. Apparentemente semplice e popolare il primo quanto colto e raffinato il secondo. Lotteranno, si feriranno, muteranno pelle; uno per difendere la libertà di un mondo al quale sa di non appartenere più, l’altro per cercare quel potere e quella gloria che non riuscirà mai a raggiungere.

Gli Hobbit sono gente tranquilla. Non hanno particolari ambizioni e non cercano la gloria. In loro è celato il segreto del successo della missione. Tenaci, fedeli, giusti fin nel profondo delle loro anime. Sbaglieranno e rimedieranno agli errori, lotteranno e combatteranno fino alla morte, se necessario, perchè il senso di lealtà che hanno per la Compagnia, supera qualsiasi ostacolo.

I cattivi, sono davvero cattivi. I Nazgul, corrotti tempo addietro dal potere dell’Anello ed ora completamente asserviti a Sauron, non possono essere sconfitti dagli uomini. Sarà infatti una donna ad uccidere in battaglia il loro Signore. Sarà una donna coraggiosa, vittima della solitudine dell’essere donna in un mondo che non le dà altra alternativa se non stare a casa ad aspettare che gli uomini compiano eroiche imprese, o che tornino ormai cadaveri per essere seppelliti con tutti gli onori. Sarà lei, intrepida vergine sacrificale, ad arrestare una delle più potenti creature del Male, per potersi finalmente affermare e sentirsi parte di quel mondo che l’ha sempre relegata ad un ruolo a lei scomodo.

Sauron è un’entità senza forma.
E’ il Male.
Di lui non vediamo nulla, se non un enorme occhio in cima ad una torre, che osserva costantemente la Terra di Mezzo. Non lo vediamo ma lo sentiamo.
Viene nutrito ed alimentato dalla bramosia di potere e di supremazia. Nessuno ne è immune. Tutti subiscono il suo fascino; qualcuno riesce a resistere, molti altri ne sono conquistati e ne diventano schiavi.

Praticamente il libro è un concentrato di scene epiche e di personaggi destinati a rimanere scolpiti nel cervello e nel cuore del lettore. Basti pensare a Tom Bombadil, Vermilinguo, Elrond e Galadriel, Bilbo, Faramir, Gollum, il Balrog di Morgoth e come non innamorarsi della descrizione della distruzione di Isengard, il ritorno alla Contea, la tana si Shelob, l’apertura del Cancello Nero, il bosco di Lothlorien e tutte le battaglie, compresa quella infinita al Fosso di Helm che mi ha affascinata a tal punto dal non riuscire ad interrompere la lettura nemmeno per un secondo.

Non so se Tolkien fosse di destra o meno.
So però con certezza che non me ne frega niente.
Era un simpatizzante del nazismo?
Era un fervente comunista?

Non è rilevante.
Tolkien è stato uno dei più grandi scrittori del secolo scorso.
Questo è quello che conta.
Quello che conta è che i suoi libri siano scritti magistralmente, tanto da far impallidire chiunque al suo confronto. Tolkien ha creato un intero mondo completamente fantastico e sorprendentemente coerente. Ha inventato una lingua da far parlare ai suoi personaggi, ha studiato l’ipotetica genealogia di ogni personaggio e ci vorrebbero anni di studio solo per capirne i vari collegamenti. Il lavoro che ha fatto per questo libro è imbarazzante da quanto è perfetto, meticoloso, affascinante. Di fronte a tanta dedizione alla causa, non ci si può certo fermare all’ideologia politica fine a se stessa.

Qui siamo di fronte ad Alta Letteratura;  purtroppo, ancora oggi, c’è chi la definisce in modo dispregiativo “fantasy”, come a sottolineare che sia qualcosa di fondamentalmente poco interessante a livello culturale perchè parla di elfi, maghi e troll.

Chi non ha mai letto questo libro non solo ha perso una storia spaventosamente perfetta a livello di costruzione e scrittura, ma ha soprattutto perso un’avventura indimenticabile,  capace di penetrare nell’anima e restarci per il resto della vita.

In poche parole

Una storia da assaporare, vivere, amare.

Poschina